È ormai assodato, e lo confermano anche numerosi studi effettuati anche a livello internazionale, che il comportamento dei genitori/giocatori orienta in modo rilevante i figli verso il gioco. E ancora: gli studenti cresciuti in famiglie in cui si gioca giocano con più facilità e spendono il doppio rispetto a giovani cresciuti in contesti familiari lontani dal gioco d’azzardo. Le percentuali si attestano attorno all’80%.
Ma non è tutto: una ricerca del NORC (National Opinion Research Center) dell’Università di Chicago afferma che nelle famiglie con genitori/giocatori è più alto anche il rischio di sviluppare patologie in tale ambito. Considerando, infatti, i principali problemi riguardanti salute, salute mentale, uso di sostanze, perdita di lavoro, reati, bancarotta, ecc., si è dimostrato che, nel caso della dipendenza da gioco d’azzardo, l’avvisaglia principale nello sviluppo di questa patologia è rappresentata dalla circostanza di aver avuto genitori con problemi di gioco. Nello specifico, il 53,1% dei giocatori patologici ha alle spalle trascorsi familiari di ludopatia.
Sarebbe, pertanto, buona norma per i genitori valutare e ponderare comportamenti, quali giocare in presenza dei propri figli o, addirittura, trasmettere il messaggio che “hanno la manina fortunata” quando li fanno “candidamente” giocare al posto loro, poiché queste scelte possono, nel medio – lungo termine, rivelarsi diseducative e dannose per i propri figli.
Naturalmente, la scelta migliore, oltre ad evitare tali comportamenti sarebbe quella di non giocare d’azzardo totalmente.