Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha sviluppato l’abitudine al gioco d’azzardo. Le prime tracce risalgono, infatti, addirittura al 3000 a.C. Dalla Mesopotamia, all’Egitto, passando per l’India e la Grecia, il gioco d’azzardo ha attraversato, dunque, secoli di storia.
Nel 1576, con la legalizzazione del gioco del Lotto a Genova, il gioco d’azzardo si affaccia ufficialmente nel panorama italiano. Da questo momento in poi, si assiste ad una continua alternanza tra periodi di liberalizzazione e periodi di assoluto divieto del gioco d’azzardo.
Un antico editto del Senato Fiorentino, ad esempio, riscontra, nel gioco, la causa di: “eccessiva dissipazione di tempo e denaro, che va a grave danno delle famiglie bisognose”.
Il Regio Decreto del 5 novembre 1863 n. 1534 ne sancisce la definitiva legalizzazione. Il gioco del Lotto diviene, infatti, il primo gioco d’azzardo nazionale e, ad oggi, non è più stato vietato.
Le leggi sul gioco d’azzardo attualmente in vigore in Italia trovano il loro punto di riferimento nel Codice Penale (artt. 718 e seg.), nel Codice Civile (artt. 1933 e seg.) e nel Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (art. 10). Nel tracciare i limiti del gioco d’azzardo tali leggi focalizzano l’attenzione sul concetto di “alea” e sul ruolo del denaro.
Nello specifico, si parla di GIOCO D’AZZARDO quando il risultato del gioco dipende totalmente o prevalentemente dalla “fortuna”, più che dall’abilità del giocatore e qualora su questo risultato si scommettano soldi al fine di vincere soldi.
A norma dell’art. 718 del Codice Penale, il gioco d’azzardo in quanto tale è vietato, salvo eventuali concessioni del Governo, che autorizzano l’introduzione di alcuni giochi. Queste deroghe sono divenute, però, sempre più frequenti a partire dalla metà degli anni ’90 ed hanno favorito il proliferare di nuove forme di gioco “autorizzato”.